giovedì 29 settembre 2011

Se non esiste, inventatelo.


Io e Alice ce li giriamo (quasi) tutti. Tutti i corsi mamma-bimbo che offre Stuggi (Stoccarda per gli amici).
Abbiamo cominciato, quando lei era ancora in forma di mega anguriona sottopelle, con "Fit für die Geburt" -in forma per la nascita-, una sorta di acquagym massacrante e molto poco rilassante, tenuto da un´ insegnante che aveva appena finito il training da istruttrice a Guantanamo e non molto esperta delle elementari norme di depilazione femminile (c´aveva una coscia che mio marito le faceva un baffo, e quelle volte che a bordo piscina ce l´avevo ad altezza naso, anche se per caso non ce l´avevo fatta a depilarmi, mi sentivo una patinata testimonial della Silkepil, a confronto).
Alla fine della lezione, mentre strisciavamo distrutte verso gli spogliatoi, ci mantenevamo tutte la pancia, convintissime che vista la sollecitazione disumana a cui eravamo state sottoposte, avremmo partorito da un momento all´altro.
Avrei potuto anche scegliere qualcosa soft come Yoga o Tai Chi, ma quella parola fit nella brochure dell´acquagym ti fa convincere di poter rientrare subito dopo il parto nei tuoi vestiti di sempre, per cui opti ad occhi chiusi e con vivo entusiasmo per la tortura.
Poi ovviamente c´é il corso di preparazione al parto. 
Io avendo due figli ne ho fatti due (é vero che avendo provato una volta l´esperienza potevo sorvolare la seconda, ma come si sa repetita iuvant).
Il corso di preparazione per la nascita di Alice, solo per mamme, é stato di quelli tradizionali, con l´ostetrica che spiegava l´anatomia del parto, le varie fasi delle contrazioni, le tecniche di respirazione e tutto il resto. Una tipa molto pratica che non si perdeva in chiacchiere e dava tanti consigli utili.
Il corso di preparazione alla nascita di Marco, invece...una cosa da film comico. Lo teneva un´ostetrica, come dire, New Age? Alternativa? Figlia dei fiori? Famo´ strano?
Intanto c´erano anche i papá, come é giusto che sia. 
Distesi su cuscini, con sottofondo di musica indiana monocorde pallosetta e alla luce soffusa di candele, dovevamo disegnare il nostro concetto del dolore (e lí ti vedi mio marito che gira e rigira il pennarello sul quadrato che ha disegnato sul foglio, cercando di sbirciare quello che hanno fatto gli altri mariti). 
Dovevamo cercare di visualizzare tutto, il parto, il dolore, la respirazione, e il piú delle volte mio marito visualizzava cosí tanto che poi gli dovevo dare una gomitata per risvegliarlo.
Ma la cosa piú esilarante e´stata al momento della spiegazione delle diverse posizioni possibili per partorire. 
C´era un marito che si é messo serio serio a provare anche lui le posizioni, coordinandole con l´oggetto della lezione precedente, ossia le tecniche di repirazione. 
Stava lí accucciato, attaccato ad una di quelle corde a cui ci si puó sostenere in sala parto, inspirava ed espirava veloce veloce leeeeento secondo il ritmo spiegato dall´ostetrica, ed era cosí immerso nel ruolo, cosí serio e convinto e quasi sudato, che tutti cercavamo imbarazzatissimi di fissarci solo la punta delle scarpe, e un tipo ha sussurrato, impietosito "Ma che ie lo dobbiamo dire che possono partorire solo le donne??!!".
Dopo la preparazione al parto e dopo che finalmente il bebé é nato, qui c´é l´istituzione della Rückbildung, ossia la ginnastica postparto per rimettere in sesto il bacino dissestato, e questa ginnastica la paga la mutua, perché é ritenuta imprescindibile. 
Subito dopo il parto poi viene a casa un´ostetrica, che controlla mamma e bambino per una quindicina di giorni, dando consigli su allattamento & co., ´na cosa santa soprattutto per chi é alla prima esperienza.
E poi dopo c´é da sbizzarrirsi, e appunto io e Alice ci sbizzarriamo.
C´é il Baby-massaggio: bimbi oliati a puntino che potresti friggerli, che si lasciano fare un trattamento di massaggio da Spa-Center a cinque stelle dalle mamme. 
C´é il Baby-nuoto (forse lo cominciamo tra un pó), c´é il PEKIP, che ho fatto con Marco (PEKIP sta per programma praghese genitori-bambino, dal nome di uno psicologo di Praga che, osservando il bisogno di giocare anche dei bambini molto piccoli, ha sviluppato un sistema di attivitá elementari per incentivare lo sviluppo motorio e cognitivo dei nenonati), ci sono i Krabbel-Gruppen (krabbeln vuol dire gattonare, e si tratta di gruppi di gioco per bimbi e di incontro per i genitori).
Noi due adesso stiamo partecipando ad un Krabbelgruppe che si chiama Baby-Spaß (Baby-Divertimento), dove i piccoletti che in questa fase sanno a malapena rotolarsi e mettersi a pancia sotto, vengono stimolati con materiali diversi, canzoncine, filastrocche, suoni ecc...ad avere sempre piú voglia di muoversi. 
Ieri per esempio, visto che é cominciato l´autunno, il tema erano le castagne e tutto quello che si puó fare con le castagne (no, non la marmellata o le torte, ma rumori, manipolazioni, immersione dei piedini in una cesta colma di castagne...).
Ora. Un mio collega italiano una volta mi ha detto: "Ai nostri tempi queste cose non c´erano, e siamo tutti lo stesso intelligenti e capaci di muoverci". 
Certo. Si vive benissimo senza, e i bambini comunque prima o poi imparano a muoversi, a gattonare, a tenere gli oggetti in mano, ciascuno secondo i propri tempi e senza bisogno di stimoli particolari. 
Una mia amica che vive giú nel Belpaese invece ha esultato quando le ho raccontato di questi corsi "Che meraviglia! Qui cose cosí non ce ne sono affatto. Non c´é proprio NIENTE".
Ebbene, io penso che abbiano ragione entrambi, il mio collega e la mia amica. Senza baby-massaggio si cresce lo stesso bene. 
Ma d´altra parte é lo stesso peccato che tutto ció da noi non ci sia. Perché, certo, Alice emette "gheeee" di soddisfazione sia che io la massaggi, sia per il fratellino che salta davanti a lei sul divano, sia per tante piccole cose della sua quotidiana scoperta del mondo.
Ma fare baby-massaggio, Krabbel-Gruppe & Co. non le fa male e fa molto bene a me.
Vedere che non sono la sola che esce regolarmente di casa con macchie di pappina sulla maglia e capelli che avrebbero bisogno di un bel taglio. 
Confrontarsi con altre mamme che come me hanno problemi con 
l´allattamento, con lo svezzamento o anche semplicemente dubbi simili ai miei. 
Creare contatti, parlare, parlare, parlare, di bimbi certo ma anche di tutto il resto del mondo che, anche se noi mamme a volte per forza di cosa ce lo dimentichiamo, continua a girare.
Certo, questo tipo di servizi servono -e quindi nascono- in contesti come le grandi cittá, dove spesso le famiglie sono solo i gruppi nucleari minimi, papá mamma figlio e al massimo secondo figlio. 
Da noi invece quando nasce un bambino c´é la Famiglia allargata ad accoglierlo, uno stuolo di nonni zii e cugini che non aspettano altro che spupazzarsi il nuovo arrivato e alleggerire cosí facendo i neo-genitori. 
Peró resto comunque convinta che queste forme nuove e alternative di attivitá con e per i neonati e le loro mamme sarebbero una gran bella cosa anche se fossero esportati da noi. 
Il consiglio e il supporto di una mamma o di una suocera, per quanto preziosi, amorevoli e fondati sull´esperienza non esauriscono il bisogno di confronto e di condivisione che soltanto lo scambio con persone che stanno vivendo la stessa esperienza puó dare.
Per questo alla mia amica che sospirava "Giú non ci sono queste cose, non c´é NIENTE" mi viene di rispondere che ha ragione, ma anche che se si sente il bisogno di una cosa che manca, dal niente si puó creare la risposta a quel bisogno.
Se non esiste una realtá, ma la desideri, inventatela, non nel senso di fantasticarla, ma nel senso di metterla in piedi.
Questa é una cosa che mi ha insegnato il vivere qui: non si sta ad aspettare che sia lo Stato, la Pubblica Amministrazione, il Sindaco, la politica, a creare tutte le risposte ai bisogni della collettivitá. 
I singoli che hanno le stesse domande, le stesse necessitá, gli stessi bisogni, gli stessi interessi, si mettono insieme cercando le risposte che gli servono e danno vita al nuovo
L´associativismo, di qualsiasi tipo, colore, forma e provenienza fa creare dal nulla piccole nuove realtá che danno una spallata al NIENTE. 
E questo vale per i bisogni delle neomamme cosí come, per esempio, per quelli degli anziani. 
Io sono estasiata di fronte ai gruppi di vecchietti che vedo fare Nordic Walkind nel bosco dietro casa mia, che invece di trascorrere la vecchiaia contandosi gli acciacchi, si mantengono attivi e in salute, e che d´altra parte, al momento, sono sicuramente tutti piú in forma e fit di me.
La fantasia al potere quindi, per cambiare, per cambiarci, per crescere, per costruire. Ma soprattutto costruire insieme.
Un´ultima riflessione: vivere all´estero mi ha fatto conoscere realtá che non avrei mai immaginato se avessi vissuto solo in Italia.
È una banalitá ma anche una veritá che vivere all´estero ti allarga gli orizzonti: non diventi necessarimente piú intelligente, ma diventi davvero consapevole dell´esistenza e della bellezza della molteplicitá e della diversitá, e quindi maggiormente conscio del concetto di rispetto.
Per questo, se mi dessero di nuovo da scrivere il tema delle elementari (o delle medie?) su cosa farei se fossi un politico per rendere l´Europa davvero unita non avrei dubbi. 
Scriverei: un anno, meglio due, di soggiorno all´estero obbligatorio. Per tutti. Non solo gli studenti Erasmus, ma tutti. Solo le mie nonne sarebbero escluse dallo scambio interculturale, ma sono giustificate perché sono over 90.
Un tedesco che trascorre un anno o due a Napoli, penso si metterebbe a lavorare alakrementen a ripulire la cittá dall´immondizia, dando il suo punto di vista teutonico, ordinato, stakanovista. E si porterebbe dietro tanto soole mioo, tanto calore, un netto miglioramento del carattere e della spontaneitá. 
E chissá come diventerebbero gli italiani, e l´Italia, che sono giá un bel popolo e un bel Paese ma con alcuni deficit, se tutti, obbligatoriamente, dovessero stare per un periodo sufficientemente lungo all´estero.
Si tornerebbe tutti piú ricchi di idee, meno provinciali, un pó meno italiani o un pó meglio italiani. Il mondo che non esiste,  inventiamolo.