martedì 20 settembre 2011

Tenera é la notte. Ma anche dura (parte 2).


A casa mia, di notte, si aggirano dei mostri.
La storia é questa: mi succede spesso di svegliarmi di notte perché
1. ho sete
2. ho troppi pensieri o per la testa
3. devo fare pipí
4. spesso ho due figli, bassotti, ma comunque significativi quanto a ingombro, che dormono perpendicolarmente a me nel lettone e alla fine mi spingono letteralmente fuori (a me o a mio marito, o a entrambi).
Se mi si concentrano queste attivitá, piú uno o due risvegli di Alice tettanelante in una sola notte, la notte é bella che é andata.
Ora.
Succede talvolta che mi alzo al buio, bocca impastata occhio incollato e un porcatr...tra i denti e vedo che la luce in cucina é accesa.
"Anche tu qui?" chiedo
" Eh sí" fa Lui.
" C´ho una sete" dico mentre mi scolo due o tre bicchieri d´acqua (preparandomi le condizioni per il prossimo risveglio del punto 3).
"Come mai ti sei svegliato?"
"Ma, non lo so, non riuscivo a dormire..."
"Neanche io..."
"(sospiro)"
"...certe volte poi mi sveglio cosí, senza motivo, e mi comincio a chiedere: ma che ci stiamo a fare qui?"
"Capita lo stesso anche a me, di continuo"
"E quindi, che risposta ti sei dato? Perché stiamo qui in Germania?"
"Vediamo..."
"..."
"...perché al lavoro mi pagano meglio che in Italia...
" ...okkei...questo é un motivo, poi?"
"..."
"..."
"..."
"beh dai, mica stiamo qui solo per questo..."
"..."
"dai sforzati!"
"...dunque, in Germania...c´é tanto verde..." (é risaputo infatti che la ricerca di clorofilla é una delle ragioni principali nelle nuove forme di espatrio del ventunesimo secolo...)
vede il mio sopracciglio alzato e quindi continua...
"e stiamo qui perché...boh, perché si rispettano le regole?..."
Il mio sguardo é diventato quello supplichevole delle professoresse quando sperano di far uscire dalla bocca dell´alunno una lezione che non ha mai imparato...
"e stiamo qui perché...ma che ne so, qui ognuno si fa i cazzi suoi, e si parla una lingua di merda che possiamo stare 100 anni e non la sapremo mai perfettamente, e abbiamo la famiglia lontana, e gli amici lontani, e fa un freddo boia, e la sera c´é il coprifuoco, e i bambini non vedono mai i nonni, e per uscire con gli amici di qui bisogna darsi un appuntamento tre mesi prima, e siamo sostanzialmente soli, e Marco e Alice a scuola non studieranno il risorgimento italiano, e.." se non lo fermo lí, poveretto, mi stramazza al suolo.
No vabbé dai, sto esagerando.
Ho messo insieme tante conversazioni notturne diverse sul tema "ma siamo davvero felici a stare qui?", e non tutte necessariamente cosí sul depresso andante.
La veritá peró é che di giorno ti puoi lasciar trasportare dalla quotidianitá incalzante delle cose infinite che hai da fare, e non ci pensi.
Lavori, porti il bimbo all´asilo, porti la bimba al parco, incontri le varie Petra, vedi i vari Stephan, fai la lavatrice, una passeggiata nel boschetto dietro casa, la spesa...è una giravolta continua e mentre trottoli pensi a non cadere, non alle domande ultime sull´Esistenza.
Ma la notte no.
Di notte, la ratio di quello che di giorno si puó anche fare senza troppo pensarci grida vendetta. Vuole essere trovata.
La ragione, il senso ultimo, il perché.
Sei italiano fin dentro al midollo: tifi Italia, sai cantare solo l´inno italiano (la prima canzone che Marco ha imparato a memoria) mentre dell´inno tedesco conosci solo la fine, Vaterlaaaaaaaaaand...che poi, si puó chiamare una patria Padre Patria???vabbé sorvoliamo, vesti italiano e mangi italiano.
Pensi in italiano, leggi in italiano, parli in italiano (anche se mia madre dice che non lo parlo piú come un tempo, e che ogni tanto infilo nel discorso parole inesistenti, italianizzazioni di parole tedesche, pensa un pó tu come mi sono ridotta).
Sei pugliese: ti fanno tenerezza i muretti a secco e gli ulivi, la Festa Patronale ti infiamma e non vedi l´ora che i bambini abbiano l´etá per far vedere loro la processione con la Madonna e la cavalcata storica.
Ti porti dentro nelle fibre cieli blu assolati, no meglio, assoluti, che solo lí riescono cosí (da cui il detto oggi il tempo é una Puglia: mi hanno detto una volta che in Abruzzo dicono cosí delle giornate davvero belle), panni profumati di vento mentre si asciugano, odore di mandorle e vincotto d´inverno, odore di mare e di cattedrali di tufo riscaldate dal sole d´estate.
Ma vivi in Deutschland. E ti chiedi un giorno sí e l´altro pure perché.
Ci sono amici italiani che vivono qui e ne sono felicissimi. Che non si pongono nessun dubbio esistenziale, che si sentono a casa, che stanno bene nel posto in cui stanno.
Noi due, i dubbi - o mostriciattoli notturni - ci sbranano. Ci tengono svegli di notte e ci lasciano una recondita nota amara, una sbavatura di sottile e latente insoddisfazione, di giorno.
Voglio essere chiara: io contro i tedeschi non c´ho proprio nulla, anzi penso che abbiano davvero tantissime qualitá, come popolo, e che la Germania abbia tanti aspetti affascinanti. Un giorno scriveró magari un post su tutto quello che sto imparando da loro, e per che cosa li ammiro.
Ma non mi sento, non ci sentiamo a casa.
In fondo stai bene qui, e gli vuoi pure bene ai Crucchi (mi devo ricordare di fare una ricerca sul perché gli chiamiamo cosi, porelli), per cui il problema non sono loro, ma sei tu, o meglio siamo noi.
Forse siamo troppo provinciali, poco mondani, poco mitteleuropei o europei (anche se, ditemi, chi sono poi gli europei? É un concetto astratto inventato solo per supportare una moneta, secondo me), poco uomini di mondo.
Forse la difficoltá di destreggiarsi nelle vita quotidiana senza il supporto della famiglia di origine a volte ti logora un pó, e sminuisce il piacere dell´avventura, del nuovo e dell´esotico che il vivere all´estero ti regalano.
Forse semplicemente quello che é lontano e in qualche modo momentaneamente inacessibile diventa subito piú bello e appetibile di quello che hai a portata di mano.
Forse é la nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi...
Insomma, la notte é tenera perché é la lavagna vuota dove finalmente, in silenzio, mentre tutto il resto della classe é nel cortile a fare ricreazione, tu puoi pastrocchiarci sopra (mamma, esiste pastrocchiare?) quello che vuoi.
La notte peró é anche dura, perché piccoli mostri partoriti dalla coscienza, che si risveglia di botto e diventa vigile, si aggirano per la casa infestandola di domande scomode e di dubbi amletici.



PS: i due mostriciattoli di queste pagine sono gentilmente offerti dai miei Diari dell´Attesa, che ho tenuto durante le mie due gravidanze. Volevano essere la rappresentazione e quindi anche l´esorcizzazione delle mie paure di futura mamma, ma vanno benissimo per rappresentare anche le paura di cui parlo qui. La paura del perdere l´Appartenenza.